giovedì 18 agosto 2011

Discesa della Val Calcino nel 1986, di Carlo Bazan e informazioni su nuove discese.

Premessa:
Nel 1986, era voce comune fra le genti della conca di Alano di Piave, che la Val Calcino non fosse mai stata discesa integralmente, ovvero nessuno aveva mai reso noto, ne documentato ufficialmente di averlo fatto. 
Se a questo aggiungiamo le voci circa l'impercorri­bilità del "Mondo Strett ", si intuisce come il desiderio di tentarne la discesa integrale era diventato per me un "proble­ma" da risolvere.




















Sparsa la voce fu facile trovare i compagni di avventura; l’ingegnere Franco Desidera, esperto conoscitore dei luoghi nonché alpinista,  Manrico Dell’Agnola, alpinista e freeclimber e Italo Zandonella Callegher, accademico del C.A.I. alpinista e scrittore.
Cronaca della discesa (agosto - settembre 1986) Questo articolo è stato anche pubblicato sulle “Dolomiti Bellunesi" (Natale 1986)
Nell’agosto di quest’anno (1986 n.d.a), Franco Desidera, Manrico Dell'Agnola ed io decidiamo di effettuare la discesa della Val Calcino partendo dalla Val de la Mure, (Cippo del Domador), con l'intenzione di arrivare fino al Pont de la Stua.



Come ci inoltriamo nel letto del Torrente Calcino, all'inizio quasi pianeggiante, un ambiente lussureggian­te ci avvolge, quasi da foresta primordiale.
Erbe e ortiche altissime, un tetto di vegetazione che a stento lascia passare pochi raggi di sole, la valle sempre più stretta, alberi marciti e sradicati dalle piene, ci sbarrano il passo. Il
letto del torrente è spesso viscido e infido. Quasi una piccola Amazzonia!
L'incontro con una granata inesplosa ci rammenta le furiose battaglie che si svolse­ro in questi luoghi nel 1917 - 1918.



















E finalmente arriva la prima difficoltà; una cascata di 20 metri ci sbarra il passo; corde, moschettoni, imbracature, la scelta del giusto albero dove effettuare la corda doppia e... l'arrivo in una grande vasca piena d'acqua. Per evitare di fare il bagno nell’acqua gelida, Manrico effettua un pendolo su roccia viscida con atterraggio su una spiag­getta a destra della cascata. I salti si susseguono, alternandosi a tratti quasi pianeggianti. La valle diventa sempre più stretta e incombente con le pareti di roccia friabile a picco sulle nostre teste.
D'un tratto la valle è sbarrata da una enorme massa di tronchi, che una slavina dello scorso inverno ha trascinato fino a qui. Fra i tronchi spezzati ancora i resti della neve! Grazie a tutto quel legname evitiamo una corda doppia sul salto successivo adoperando i tronchi ammassati come "scala di discesa".








































Continuando nel percorso, sempre più difficoltoso per i salti e il terreno malagevole, ci rendiamo conto delle difficoltà per un eventuale ritorno al punto di partenza.
Le ore passano; a pomeriggio inoltrato un salto di circa 25 metri, molto stretto, con impossibilità di atter­raggio se non con un bagno su acqua profonda, ci costringe a trovare un passaggio sulla destra del torren­te. L'abilità di Manrico come arrampicatore è preziosa; una paretina di quarto grado, marcia e saponosa, viene superata in un battibaleno e viene attrezzato un valido punto di sosta.
Dalla sosta, ritorniamo nel letto del torrente con due doppie da 20 metri. Il bagno è evitato. Siamo in un budel­lo stretto, umido e opprimente; un eventuale ripiegamento comincia a farsi davvero problematico. Dopo poche centinaia di metri un altro enorme salto strapiombante ci sbarra la strada e non riusciamo a vedere cosa ci aspetta sotto. Decidiamo di risalire un provvidenziale costoncino erboso ripidissimo a sinistra del torrente, per cercare di vedere al di là dell'ostacolo. Giungiamo così sul ciglio di un canalone laterale con pareti a picco su un pianoro ghiaioso. Manrico si cala per 45 metri e finita la corda ci comunica che per toccare il fondo mancano ancora una trentina di metri.



















A questo punto, rapido scambio di idee. Abbiamo con noi solo 5 chiodi normali, si sta facendo buio e non abbiamo la minima idea di cosa ci attende più avanti. A malincuore deci­diamo per il ripiegamento che si prospetta tutt'altro che facile.
Decidiamo di continuare a salire lungo il costone erboso-cespuglioso, seguendo la linea di massima pen­denza, con la speranza di non trovare più in alto pareti di roccia che ci sbarrino il passo. La fortuna è dalla nostra parte; dopo una faticosa salita su terreno non sempre elemen­tare arriviamo in cresta dove incontriamo il sentierino che, in pochi minuti, ci porta ai ruderi della Malga Cinespa.
Per stavolta il "Mondo Strett" ci ha respinto. Il piano di battaglia è però già allo studio. Franco Desidera, carte al 25.000 alla mano, riesce a individuare esattamente il punto della nostra ritirata. Da lì ci aspettavano ancora 400 m di dislivello per giungere alla quota del Pont de la Stua, il tutto in 2 Km circa di percorso.
Domenica 7 settembre 1986 decidiamo di dare battaglia al tratto finale del "Mondo Strett " Purtroppo Franco Desidera, per problemi di lavoro, non è più dei nostri. Subentra però un entusiasta Italo Zandonella, che non vede l'ora di andare a cacciarsi nell'orrido della Val Calcino.
Muniti di 4 corde, 20 spit e 10 chiodi normali, fermamente decisi di giungere alla meta, ci portiamo esattamente sul punto raggiunto precedentemente e con due doppie da 45 metri, giungiamo sul fondo della valle ricoperta di ghiaie.
Solo da quel punto riusciamo a vedere il grande salto del torrente, un diedro incassato di roccia scura di circa 50 metri. Ecco cosa ci aveva fermati la volta scorsa. 


Di salto in salto, e pieni di entusiasmo, giungiamo in prossimità di una cascata dove due bei chiodi con cordino ci fanno capire che già altri erano scesi. Che delusione non essere i primi! Comunque l'avventura per noi non cambia. E così fra doppie, pendoli, scivolo­ni, il tutto “impreziosito” da uno scivolo di roccia scavato dall’acqua simile a un toboga e disceso poco degnamente con il "sedere", la giornata prosegue.
Delle voci in lontananza attirano la nostra attenzione. Sostiamo per capire e un simpatico gruppo di Altivole ci raggiun­ge. La sorpresa è reciproca. Incontrarsi nel "Mondo Strett" è a dir poco “originale”. Veniamo a sapere che la prima discesa nota è stata effettuata pochi anni fa e che uno di loro ha già effettuato le discesa due volte.
Percorriamo così un tratto insieme fino a un punto dove un enorme masso incastrato fra le pareti della valle ci fa sostare per delle fotografie.




Il luogo è affascinate e da qui in avanti la Val Calcino ci regala una serie di ambienti bellissimi; una alta e ripida cascata completamente "muschia­ta", pozze d'acqua limpidissima, rocce lavorate in forme bizzarre dalla forza delle piene, incredibili stret­toie, il tutto sormontato da pareti di una verticalità impressionante.





















Dopo l’ultima cascata si prosegue sul letto del torrente fino a trovare a sinistra il sentierino che in pochi minuti ci porta fino al "Pont de la Stua".
La stanchezza si fa sentire, ma siamo appagati dall'avventura. Perchè proprio di Avventura con la A maiuscola si tratta, incredibilmente vissuta su un massiccio montuo­so a un tiro di schioppo dalla pianura veneta. 

Carlo Bazan © 1986-2011


Le note tecniche del percorso le trovate a questo linkhttp://valcalcino.blogspot.com/2011/08/discesa-della-val-calcino-note-tecniche.html


Tutti i testi e le fotografie presenti in questo articolo e in questo blog, sono coperti da diritto d’autore, possono essere utilizzati esclusivamente a scopo personale, escludendo qualsiasi altro utilizzo.
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6 commenti:

  1. Fin da ragazzino ho sognato di fare questo percorso che mi è sempre stato negato per la sua pericolosità e mancanza di compagni disponibili.
    Mi piace sapere che altri hanno avuto questo ardire e me ne complimento,BRAVI

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  2. Ciao Anonimo, ti ringrazio per l'apprezzamento.
    Anche a me piacerebbe ritornarci ma fra lavoro, condizioni meteo, e impegni di nuovi compagni di avventura si rimanda sempre.
    E' un itinerario da compiere almeno in tre per motivi di sicurezza, avvisando prima dove ci si va a cacciare, altrimenti in caso di bisogno...
    Il sogno sarebbe di girare un filmato sulla discesa integrale.
    Ciao
    Carlo

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  3. Oggi ho ricevuto una interessante è mail che pubblico con il consenso dell'Autore, eccola:

    Buongiorno Carlo
    ho visto oggi il tuo sito sulla Val Calcino. Bello!! E molto interessante la discesa alpinistica dell'86, ormai "storica".

    Non so se sei aggiornato sul canyonig, ma ormai è da vari anni che la Val Calcino è relativamente frequentata dai torrentisti, che però non schivano l'acqua, anzi la cercano, scendendo ovviamente con le mute e tecniche dedicate. Per il suo lungo tratto iniziale asciutto la val calcino non è tra le più apprezzate del bellunese (in val cordevole c'è ben altro), ma è comunque un'ambiente molto bello e particolare, anche se non molto "tecnico" per i parametri del torrentismo. Alla base di uno degli ultimi salti c'è una cassetta metallica con il registro delle discese, nel 2009 c'erano segnate una ventina di discese dal 2000. Attualmete c'è un'attrezzamento a fittoni singoli, non secondo i canoni del torrentismo, ma comunque sicuro. Io avevo informazioni che la valle fosse stata discesa addirittura dai soldati austriaci durante la prima guerra, ma non so davvero se sia vero,(bombe se ne trovano però dappertutto nel torrente). Nel 2006 c'è stato anche un'intervento del soccorso alpino per due padovani che non sono riusciti ad uscire in giornata e hanno passato la notte dentro (assai mal equipaggiati).

    Io l'ho percorsa 2 volte (2004 e 2009)e la ricordo con piacere. Complimenti per il sito!!

    Saluti
    Marco Salogni. (Mel)

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  4. Buongiorno Marco, grazie per le utili e interessanti informazioni che contribuiscono ad arricchire il blog e la conoscenza della val Calcino.
    E grazie anche per i complimenti.
    Un cordiale saluto
    Carlo Bazan

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  5. Ho spostato in questa sezione il post inviato dal Sig.Mirko Palentini che ringrazio per il suo prezioso contributo.

    Anonimo27 luglio 2015 18:43
    Salve
    faccio parte di un gruppo speleo di Vicenza, GRUPPO GROTTE TREVISIOL del CAI, che da qualche tempo stava organizzando una discesa della valle per documentare con foto e video e dare informazioni di tipo speleoalpinistico a tutti quelli che la vogliono scendere in secca o con acqua.
    L'abbiamo percorsa il 5 e 6 Luglio 2015 facendo tutto con calma e sistemando alcuni armi distrutti dalle piene, abbiamo piantato alcuni spit essenziali per la sicurezza della discesa e cambiato diversi cordini all'attacco delle calate più alte.
    Non trovando informazioni tecniche in rete mi permetto di scriverle sul blog in modo che chi vorrà scendere la valle possa trovare tutte quelle informazioni che ti permettoni di scendere la forra in tutta sicurezza:
    Lasciando la prima auto al Ponte de la Stua in un ore di macchina si arriva al cippo della Val Calcino in prossimità di Malga Domador, noi ci siamo arrivati facendo la statale che da Alano sale sul Grappa e passando per Bocca di Forca, Malga Paradiso arriva appunto a Malga Domador. Da qui si percorre il greto del torrente in secca per circa 1 ora fino alla prima calata di 15mt, seguono una serie di saltini max 18mt fino al mondo strett dove gli armi erano inutilizzabili e quindi abbiamo dovuto piantare un nuovo ancoraggio e adesso la discesa non è più di 50mt ma risulta frazionata circa a metà in corrispondenza di una cenga stretta da due pareti molto ravvicinate. Alla base abbiamo cretao un riparo sotto roccia, dove si trova anche una targa con inciso VIVA IL RE, da qui la mattina dopo abbiamo indossato le mute e percorso la parte più acquatica.
    Facendo le cose con la dovuta calca e godendoci la forra, sistemando gli armi dove serviva, siamo arrivati alla macchina verso le 17.00.
    Chi volesse discenderla dovrà portarsi una sacca d'armo e dei cordini di scorta inquanto molti degli armi originari purtroppo sono posizionati in corrispondenza delle piene che qui sembrano molto forti tanto da piegare gli ancoraggi chimici che si trovano su diverse calate.
    Di seguito il link del video che abbiamo girato
    https://www.youtube.com/watch?v=DN49hFEw6sk
    Distinti saluti
    Mirko Palentini
    Gruppo grotte Trevisiol CAI Vicenza

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  6. Sig.Mirko grazie per tutto, ho appena visto il video, complimenti!
    Mi ha fatto tornare indietro nel tempo e ho constatato che la Val Calcino e sempre la stessa. Se un giorno mi verrà voglia proverò a ridiscenderla con una troupe attrezzata per ricavarne un documentario...chissà.
    Un saluto a tutti i protagonisti.

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